La discoartrosi cervicale e l’ernia del disco cervicale, molto comune nei pazienti in età adulta, solitamente può essere trattata con il supporto di un buon fisiatra o fisioterapista. Tuttavia può essere resistente a tali trattamenti comportando una sintomatologia molto dolorosa e addirittura invalidante, persino in un soggetto giovane. Lo dimostra il caso clinico che andiamo ad analizzare, relativo ad una paziente venticinquenne che lamentava forti dolori cervico brachiali con limitazioni alla sua quotidianità e alla sua attività sportiva agonistica. Grazie all’intervento di discectomia e rimozione di ernia fibrocalcifica e al successivo posizionamento di una protesi mobile eseguito dallo staff del Dottor Sacchelli, la paziente è riuscita a liberarsi dai dolori e riprendere la sua vita senza più limitazioni.

Discectomia e rimozione di ernia fibrocalcifica cervicale e posizionamento di protesi mobile

Storia clinica e percorso diagnostico del paziente
La paziente è una giovane di 25 anni che, da alcuni anni, lamenta un forte dolore cervicale con un’irradiazione all’arto superiore sinistro di tipo invalidante.
A causa di diversi episodi di riacutizzazione la sua attività quotidiana e, soprattutto, la pratica dell’equitazione a livelli agonistici risultano fortemente limitate. Tuttavia, anche nelle fasi non acute, la paziente presenta forte limitazione sia nel movimento del collo, particolarmente doloroso, sia nell’ utilizzo dell’arto superiore.
Nel corso del tempo si sottopone a vari trattamenti conservativi. Inizialmente si rivolge al medico di base, il quale imposta una terapia antidolorifica e antinfiammatoria, e suggerisce una valutazione dal fisioterapista o dall’osteopata/massoterapista di fiducia.
Nonostante ciò, il quadro continua a non migliorare. Così, in seconda istanza, la giovane viene indirizzata alla terapia del dolore. In questa sede, la paziente è sottoposta a trattamento farmacologico sempre più forte. Anche dopo questo secondo approccio, non si evidenziano miglioramenti se non per brevi periodi, ma sempre con limitazioni. Fino a questo momento non è mai stata presa in considerazione l’ipotesi di un intervento chirurgico, non solo per la giovane età, ma anche per il timore che l’attività sportiva possa essere definitivamente compromessa.
A questo punto, spontaneamente o con l’aiuto del medico di base, la paziente esegue una risonanza magnetica, a seguito della quale si rivolge al neurochirurgo.
Diagnosi e trattamento chirurgico proposto
Su consiglio del nostro staff di neurochirurgia, la paziente viene sottoposta a vari esami diagnostici quali risonanza magnetica cervicale ad alto campo, tac cervicale con ricostruzione dei piani ossei, elettromiografia e lastra cervicale in proiezione dinamiche.
Grazie agli esami eseguiti, siamo riusciti a pervenire ad una diagnosi compatibile con una discoartrosi con una grossolana ernia fibrotica con componente osteofitosica responsabile sia di un’instabilità a livello del segmento tra la sesta- settima vertebra cervicale, sia di una compressione, ormai stabile, della radice irradiata all’arto superiore. La suddetta diagnosi risulta in linea con tutti i sintomi riferiti dalla paziente.

In questo caso specifico, anche in relazione alla lunga storia clinica della paziente, noi dello Studio Sacchelli abbiamo consigliato di sottoporsi ad un intervento discectomia, ossia di asportazione del disco residuo e dell’osteofita, responsabile della compressione alla radice, con la sostituzione del disco con una protesi mobile cervicale.
Questo tipo di trattamento chirurgico proposto per la discoartrosi cervicale è stato scelto perché in grado di consentire alla paziente di risolvere non solo il problema del dolore cervicale dato dall’instabilità, ma anche il problema della compressione del nervo del braccio. L’ulteriore vantaggio dell’intervento di discectomia con rimozione di ernia fibrocalcifica eseguito è quello di permettere un movimento normale alla colonna cervicale. Questo ha garantito alla paziente brevi tempi di recupero, con il ritorno alla vita normale e all’attività agonistica svolta. A circa un mese dall’intervento ha infatti ripreso le sue normali attività, libera da sintomi, dolori e senza più ricadute.
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