Trattamento della sindrome dell’egresso toracico

Si parla di Sindrome dell’Egresso Toracico (S.E.T.) quando si verifica una compressione del fascio vascolare o nervoso che interessa il tratto che va dal collo all’arto superiore, interessando quell’area a livello di apertura toracica superiore (detta egresso toracico o stretto toracico), determinando una serie di disturbi e dolori. La sua diagnosi è difficile a causa di sintomi facilmente attribuibili ad altre patologie. In alcuni casi i sintomi della S.E.T. sono così forti da diventare invalidanti e tali da compromettere le più comuni attività di ogni giorno come guidare, sollevare una sedia o suonare uno strumento musicale.

Lo dimostra il caso di una giovane paziente che, dopo un lungo percorso clinico, si è rivolta al nostro studio di neurochirurgia, sottoponendosi ad un intervento chirurgico non invasivo e con ridotti tempi di recupero.

Storia clinica e percorso diagnostico del paziente

Il seguente quadro clinico presenta una giovane paziente che riferisce una progressiva perdita di forza all’arto superiore di destra, accompagnato da cervicalgia.

Diversi episodi di riacutizzazione hanno delimitato l’attività quotidiana ma soprattutto la sua carriera da violinista. Durante gli anni si è sottoposta a diversi accertamenti, ha eseguito una risonanza magnetica, che ha mostrato un’alterazione della postura cervicale ma non conflitti radicolari, e poi un’elettromiografia che non ha rilevato un particolare interessamento dei nervi. Nonostante questi esami, non è riuscita a trovare una diagnosi che potesse spiegare la progressiva debolezza e dolia all’arto superiore.

Successivamente la paziente ha iniziato un percorso clinico caratterizzato da terapia medica e riabilitativa. Con il passare del tempo si rende conto che non ha nessun miglioramento, anzi continua a sentire le braccia indolenzite e deboli.

In ultima istanza, decide così di rivolgersi al nostro studio di neurochirurgia, dove ci riferisce fin da subito le difficoltà invalidanti che riscontra durante le più comuni attività quotidiane come, ad esempio, alzare una sedia, oltre che il desiderio di tornare a suonare.

La diagnosi e il trattamento chirurgico proposto

Sulla base della documentazione presentata al nostro staff, abbiamo suggerito di eseguire i classici test per l’egresso toracico che sono risultati in parte positivi ma non così convincenti. Per questo il neurochirurgo ha deciso di eseguire un’ulteriore elettromiografia ma con quesiti specifici. I risultati dell’esame evidenziano una sofferenza del plesso brachiale come da conflitto all’egresso toracico.

Inizialmente è stato spiegato alla paziente che è possibile provare una riabilitazione dedicata per poter avere dei miglioramenti. Avendo già seguito un programma riabilitativo senza risultati decide di procedere a nuovi consulti durante i quali viene proposto un intervento molto invasivo con rimozione della prima costa.

Ormai con poche speranze, la paziente decide di proseguire un programma fisioterapico, nuovamente senza successo. Così dopo 6 mesi torna alla nostra attenzione ancora più spaventata.

Lo staff del Dottor Sacchelli a questo punto le propone un trattamento chirurgico, spiegando è possibile procedere attraverso un approccio conservativo. Il trattamento mini invasivo proposto mira a disinserire solamente l’inserzione del muscolo scaleno sulla prima costa, liberando così questo stretto, oltre che il plesso brachiale e il fascio vascolare dalla compressione.

Sottoposta a tale procedura, la paziente dopo soli pochi mesi ha ripreso le sue attività quotidiane senza dolori e è potuta tornare a suonare il violino come prima.